Pubblicato il 1 Giugno, 2022 da

Storytelling nell’agrifood: l’asso nella manica del Brand Ambassador

Storytelling e cibo: un connubio perfetto

Il Fusillo di Pasta Armando è risultato vincitore del premio “Miglior Prodotto Food 2021” grazie all’innovativo packaging capace di raccontare storie. Il produttore ha avuto la brillante idea di focalizzarsi sullo storytelling per dare voce al processo di produzione della sua pasta Made in Italy. Attraverso ogni pacco, Pasta Armando racconta l’origine del grano utilizzato per produrre la pasta e tutto il processo che c’è dietro.

L’asso nella manica di un Brand Ambassador potrebbe essere la capacità di raccontare come e dove nasce il prodotto. Ma come si organizza uno storytelling?

Cos’è e come si fa storytelling?

Una delle armi più importanti per un Brand Ambassador è lo storytelling. L’obiettivo è far immedesimare il lettore nel racconto del brand, stimolando la sua immaginazione e creando una sorta di connessione empatica con il cliente. Viene spesso utilizzato per rappresentare aziende o valorizzare un marchio o un prodotto in modo tale da ampliarne la visibilità, far avvicinare un mggior numero di consumatori e fidelizzarli.

Le 5W d’oro della comunicazione

Partiamo dalle regole delle 5W, utilizzate anche nel giornalismo, che ci forniranno una base.

Sono le seguenti:

  • Who= Sapere fin da subito chi è il soggetto della storia.
  • What= Delineare una trama.
  • When= Quando avviene il racconto.
  • Where= Far capire bene dove si svolge la storia.
  • Why= Come alcuni fattori determinano il succedersi degli eventi.

Il messaggio: individuare il pubblico e le emozioni che lo contraddistinguono

Successivamente dobbiamo decidere a quale pubblico/target vogliamo indirizzare il nostro racconto, quali emozioni suscitare e che messaggio trasmettere.

Il racconto deve essere chiaro, non deve essere banale e ovviamente veritiero, o quantomeno verosimile, così da ridurre la distanza con il lettore.

Per comunicare i valori di un brand e dare personalità al racconto possiamo utilizzare vari modelli tra cui il Viaggio dell’eroe e gli Archetipi. Questi ci aiutano a definire i pubblici di riferimento, il linguaggio da utilizzare, gli argomenti da trattare.

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I 12 Archetipi del modello Mark-Pearson

Per rendere ancor più concreto il tuo racconto puoi fare riferimento agli archetipi, che sono 12 modelli psicologici universali. E possono essere usati per le descrizioni dei personaggi all’interno del tuo racconto e che facilitano la riconoscibilità e l’identificazione da parte della tua audience.

Cosa sono gli archetipi?

Gli archetipi sono dei modelli di comportamento che hanno origine nell’ambito dalla psicoanalisi. Sono quindi dei modelli di personalità e modi di relazionarsi con la vita e con la società. E fanno riferimento alle 4 fondamentali motivazioni umane: Cambiamento, Appartenenza, Stabilità e Indipendenza.

  • Cambiamento: Guerriero/Eroe; Mago; Ribelle
    Voglia di superare i propri limiti traendo forza da noi stessi e dalla convinzione che possiamo artefici del nostro destino per cambiare le cose in meglio.
  • Appartenenza: Uomo Comune; Burlone; Amante
    La convinzione che la forza è nel gruppo, che da soli non possiamo farcela. Il destino del singolo è legato al destino del gruppo a cui si appartiene. La vita non è un singolo, ma l’insieme di tutte le esperienze.
  • Stabilità: Angelo Custode; Sovrano; Creatore
    Avere il controllo della realtà. Esercitare il potere per migliorare la nostra vita e quella degli altri.
  • Indipendenza: Innocente; Saggio; Esploratore
    Le persone sono singoli individui, indipendenti, autonomi. Solo dopo questa consapevolezza si può essere connessi in un mondo più vasto.

Ad esempio l’archetipo “Angelo Custode” trasmette sicurezza e continuità, oppure il “Burlone” che alleggerisce la trama con trovate imprevedibili.

Questi vari modelli daranno solidità alla tua storia.

Articolo tratto dal contributo di Simone Russo, studente del Corso Brand Ambassador e redattore del blog Cibis Ambassador: Storytelling arte o scienza? Le 5W d’oro.

 

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