Pubblicato il 22 Settembre, 2021 da

Commercializzazione prodotti agricoli: la rivoluzione dei canali di vendita

La pandemia da Covid-19 ed il primo lockdown non potevano non influenzare il modo di comprare e di vendita degli italiani.

Fino a gennaio 2020, la quota degli acquisti online in Italia era pari al 7% circa, contro un 30% del Regno Unito (dati tratti da Nietcomm, consorzio del commercio digitale italiano). Una loro recente ricerca ha messo in luce come il 75% degli acquirenti online del mese di marzo 2020 non lo aveva mai fatto prima. Del resto anche la stessa Amazon ha aumentato ulteriormente il numero delle sue consegne da due mesi a questa parte e non si tratta solo di strane coincidenze.

Nuove forme di commercializzazione dei prodotti agricoli

Si tratta di un nuovo modo di vivere e fare shopping. Si è dovuto quindi cercare nuove forme di incontro tra consumatore e venditore riformulando ogni strategia di marketing allestendo negozi virtuali per cercare di evitare contatti diretti tra personale di vendita ed acquirenti ed creare assembramenti.

Anche le forme di pagamento sono state rivalutate, anche se gli italiani (secondo la fonte Netcomm) amano il cash, si sono dovuti adattare all’utilizzo delle carte di credito e prepagate.

Vista in quest’ottica ogni azienda si è dovuta riorganizzare per consegnare la merce a casa. Aumentando le quote e-commerce i canali di vendita sono stati più corti, privilegiando quindi la vendita diretta.

I canali commerciali alternativi sono oggi un fenomeno molto importante per l’agricoltura italiana. Si tratta di strumenti fondamentali per lo sviluppo di mercati locali, produzioni tipiche e per l’economia rurale in senso lato. Rilevanti possono essere le sinergie di questo tipo di commercializzazione dei prodotti agricoli con altri settori, quali il turismo ed il commercio di prossimità.

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La vendita diretta e filiera corta nella catena del valore

Il report realizzato da Ismea fotografa invece lo stato dell’arte conducendo indagini sul tema della vendita diretta e della filiera corta. È emerso il ruolo di questo fenomeno nel contesto nazionale, le potenzialità per l’agricoltura italiana, i fabbisogni e gli strumenti di sostegno più adeguati rispetto agli obiettivi di incremento della competitività e di miglioramento della posizione degli agricoltori nella catena del valore.

Il report mette in evidenza come le imprese agricole italiane che trasformano e commercializzano i loro prodotti attraverso canali commerciali alternativi a quelli lunghi siano in numero sempre crescente. Oltre a ciò, anche le modalità utilizzate sono in continua evoluzione.

Vendita diretta degli agricoltori ai consumatori finali

Secondo i risultati dell’indagine, i produttori che nel 2020 hanno scelto di accorciare la filiera per raggiungere autonomamente il consumatore finale corrispondono al 22% del campione analizzato. In particolare, l’avvento delle misure restrittive legate alla pandemia da Coronavirus hanno portato ad un crollo della spesa presso l’agricoltore, complice la chiusura dei mercati agricoli.

La fase successiva ha visto invece una tendenza verso canali di vendita diretta e il punto vendita degli agricoltori ha assunto un considerevole ruolo sociale, di sostegno e di rassicurazione.

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