Pubblicato il 17 Maggio, 2023 da

Cos’è la Nutriscore e perché boccia il made in Italy

Cos’è la Nutriscore di cui si parla tanto? È notizia di questi giorni ed ha fatto indignare tutto il mondo dell’agroalimentare italiano: Nutriscore, l’etichetta nutrizionale europea. sta bocciando l’85% del Dop Made in Italy. Tra i prodotti a semaforo rosso il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, il Prosciutto di Parma e San Daniele.

Che cos’è la Nutri-Score

Come detto in precedenza in questo articolo in cui abbiamo parlato dell’etichetta nutrizionale fronte pacco italiana, NutrInform Battery, Nutri-Score è un sistema di etichettatura nutrizionale supplementare. Un codice che specifica altri valori,  rispetto alla dichiarazione nutrizionale obbligatoria presente nell’etichetta dei prodotti alimentari.

Questo sistema esprime una valutazione della quantità nutrizionale complessiva dell’alimento, riferito a 100g o 100ml dell’alimento stesso, sulla base del profilo nutrizionale, tenendo conto della presenza di elementi sfavorevoli (calorie, zuccheri acidi grassi saturi, sale,) ed elementi favorevoli (fibre, proteine, frutta, verdura, ecc.).

Come si calcola il punteggio Nutri-Score

Dopo aver visto cos’è la Nutriscore, cerchiamo di capire in quale modo viene determinato il punteggio nutrizionale di un alimento.

Punteggio nutrizionale = Componente N – Componente P
• la Componente N tiene conto degli elementi nutrizionali il cui consumo dovrebbe essere limitato (calorie, acidi grassi saturi, zuccheri semplici, sodio) per 100 g di prodotto.
• la Componente P tiene conto degli elementi nutrizionali il cui consumo dovrebbe essere maggiore (fibre, proteine, frutta, verdura, legumi, noci e olio di semi di colza, di noci e di oliva).

Sono previsti, inoltre, dei meccanismi correttivi del punteggio nutrizionale per alcune categorie particolari di alimenti: formaggi, bevande e sostanze grasse aggiunte.

Come viene classificato un prodotto alimentare

Il punteggio nutrizionale assegnato ad un prodotto alimentare è convertito in una scala con cinque livelli cromatici e lettere. Da A, verde scuro (il migliore) a E, rosso (il peggiore) sulla base dell’applicazione di uno specifico algoritmo.

L’obiettivo è ovviamente aiutare i consumatori a fare acquisti consapevoli, limitando il consumo di alimenti che potrebbero essere nocivi per la salute e che quindi andrebbero limitati all’interno di una dieta sana.

Perché Nustriscore boccia il made in Italy

Fuorviante. È questo il termine usato per definire Nustriscore da Safe Food Advocacy Europe (Safe), associazione che opera per garantire la salute e le preoccupazioni dei consumatori, affinché queste rimangano al centro della legislazione alimentare dell’UE.

Una classificazione che “produce nuove distorsioni”, secondo Safe. Della stessa opinione è la Coldiretti che ha definito il sistema discriminatorio ed incompleto, che finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole, per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta, dai cibi iper-processati alle più note bevande gassate.

L’equilibrio nutrizionale – precisa la Coldiretti – non va ricercato nel singolo prodotto ma nell’equilibrio tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e per questo non sono accettabili etichette semplicistiche che allarmano o scoraggiano il consumo di uno specifico prodotto. In questo modo si finisce paradossalmente per escludere eccellenze – denuncia Coldiretti- come l’olio extravergine d’oliva alla base della Dieta mediterranea che è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

L’Italia a semaforo rosso

Dopo aver capito cos’è la Nutriscore, occorre comprende il motivo per cui ò’Italia viene bocciata in diverse occasioni. Meno di due settimane fa, in questo ambito ha destato preoccupazione in Italia il via libera della Ue all’Irlanda, che intende applicare sulle bottiglie di vino e birra un warning salutistico analogo a quello che si trova sui pacchetti di sigarette. È solo l’ultimo tassello della volontà di Bruxelles di stabilire regole univoche per le etichette alimentari che circolano nei paesi membri. Ai timori dei produttori di vino, che non accettano di vedere il proprio prodotto equiparato al fumo, si sono infatti sommati quelli di tutte le industrie alimentari che vedono in questa decisione l’anticamera di una futura possibile introduzione del Nutriscore e dei suoi famigerati bollini rosso o verde a seconda del quantitativo di grassi, sale e zuccheri senza tenere conto delle quantità consumate.

Cosa rischiano consumatori e produttori

L’etichetta italiana però, come fa notare Report in un servizio tv recente, non è realizzata da scienziati indipendenti. Invece questo è avvenuto in Francia per il Nutri-score, ma sotto l’egida di Federalimentare che raggruppa tutte le aziende del settore alimentare. Dietro ci sono solo 3 studi italiani che valutano la percezione soggettiva del consumatore, di cui 2 sono stati finanziati da Federalimentare.

Tra i prodotti “verdi” ci sono la pasta, i legumi e il pane ma salumi, formaggi e merendine, ad esempio, hanno il bollino arancione.

La mozzarella, qualche biscotto e alcuni succhi di frutta raggiungono invece solo il colore giallo.

Sul nuovo algoritmo del Nutriscore che valuta le bevande c’è stata particolare polemica negli ultimi tempi. Infatti bibite gassate come la Coca Cola zero sono state classificate al pari del latte (entrambe con una C) ma è evidente che i due prodotti non sono paragonabili.

Anche i formaggi Dop rischiano grosso nel caso venisse adottato il Nutriscore. Si teme un crollo nei consumi di molti formaggi classificati con colore arancione e la lettera D tra cui parmigiano e grana padano. A rischiare di scomparire vi sono anche alcuni piatti tipici della tradizione italiana come la pasta cacio e pepe.

Quello delle etichette alimentari è un argomento indubbiamente spinoso e complesso. Sta di fatto che i consumatori, al di là di capire cos’è la Nutriscore o come viene impiegata la Nutrinform battery, dovrebbero essere in grado di leggere un’etichetta alimentare. Capire cosa acquistare, cosa lasciare eventualmente sugli scaffali o comunque portare in tavola magari consumandola con estrema moderazione, è l’urgenza prioritaria.