Pubblicato il 7 Dicembre, 2022 da

IoT, Blockchain e Marketing: le competenze digitali più richieste nel settore Agrifood

Il digitale applicato all’Agrifood promette una maggiore produttività, di qualità maggiore e a minor impatto ambientale. Si deve però accettare che la formazione deve essere continua. 

Facciamo il punto della situazione sulle competenze digitali che il settore Agrifood richiede, e soprattutto con quale altro tema importante si lega il digitale.

Non possiamo fare a meno di legare il settore Agrifood con la sostenibilità, altro tema importante che sarà un traino per l’economia dei prossimi anni. 

Il Rapporto 2022 sulla Sostenibilità Digitale nell’Agroalimentare, sviluppato dall’Osservatorio della Fondazione per la sostenibilità Digitale, evidenzia come i cittadini siano divisi tra Sostenibili Digitali ed Insostenibili Analogici.

Dove i primi sono a favore dell’implementazione digitale ed i secondi invece credono che non porti particolari vantaggi.

Un paese con il bisogno di digitale

Già questa divisione fornisce uno spaccato del nostro paese e delle sue contraddizioni: un paese che cerca l’innovazione e vuole portare il Made in Italy allo splendore che merita, ma che allo stesso tempo non vuole cambiare.

Il dato più curioso è questo: il 96% dei Sostenibili Digitali, quelli a favore, sono consapevoli di dover sapere sempre di più, che il mondo tecno è in evoluzione e che devono restare informati per crescere. La percentuale degli Insostenibili Analogici, invece scende fino all’88%.

Quindi chi è a favore è consapevole di dover sapere di più, ma anche chi non lo è si rende conto delle mancanze della società in ambito digitale.

La transizione è iniziata ed i cittadini, chi più e chi meno, sentono la necessità di capire il digitale e capire come questo possa essere utile nel settore Agrifood.

Le aree dove il digitale è richiesto

Le aree più interessate all’implementazione digitale sono Marketing, Amministrazione, Internet of Things, Blockchain, ognuna delle quali è fondamentale allo sviluppo ed al mantenimento delle aziende e del settore.

Marketing

Nell’era dei social e di internet è indispensabile attivare delle strategie di digital marketing per permettere anche alla più piccola azienda di esporsi e farsi conoscere nel mercato globale. Le competenze digitali in questa area sono molte e pensare di fare tutto da soli è impossibile, ma anche dare tutto in mano ad un’agenzia potrebbe rivelarsi un errore, soprattutto dal lato economico.

Sono sempre più le aziende che attivano un piccolo reparto marketing interno, in grado di interfacciarsi con le agenzie e quindi tenere sotto controllo risultati e spese. 

Da questo punto di vista quindi non è una cattiva idea avere delle risorse che abbiano competenze di Media Buying (acquistare gli spazi dove incentrare la propria comunicazione e dirigere il traffico degli utenti), di Analisi dati e, perché no, con competenze di Grafica Digitale. 

Il marketing non è solo digitale, ma anche cartaceo, avere una persona in azienda in grado di abbreviare i tempi di stampa e di comunicare con una tipografia può far risparmiare tempo e denaro.

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Amministrazione

La vecchia segretaria ormai non è più sostenibile: sempre più appuntamenti, sempre più dati da controllare ed elaborare, clienti da diverse parti del mondo, pratiche da elaborare solo sul web, non permettono più la presenza in azienda di personale non addestrato al digitale.

Le competenze digitali di base, quale che permettono ad una persone di utilizzare fogli di calcolo, programmi di video scrittura, applicazioni sul web, sono il minimo indispensabile per chiunque lavori in amministrazione. Poi si deve anche passare al livello successivo, quello dove i dati dell’azienda devono essere manipolati, raggruppati, analizzati e resi comprensibili. 

Una competenze ulteriore, che è trasversale a tutte le aree, è quella di essere in grado usare servizi sul Cloud, e di districarsi tra le logiche che stanno a monte di questa tecnologia. Un reparto amministrativo che si rispetti deve essere in grado di garantire anche queste operazioni.

Internet of Things

In questa area l’Agrifood non richiede competenze di costruzione, perché le tecnologie esistono già e devono solo essere adattate al settore Agri. Quando parliamo di Internet of Things (IoT) stiamo parlando di una capacità elaborativa e di connettività allargata a una serie di oggetti (dispositivi, sensori ed articoli di uso quotidiano) normalmente non considerati come computer.

Questi dispositivi generano, scambiano e consumano dati, spesso senza intervento umano. 

Ma c’è bisogno di persone che sappiano interpretarli, leggere i dati trasmessi dai sensori, che potrebbero essere applicati su un animale che sta pascolando, sui mezzi di lavoro che stanno spostandosi nei terreni, sulle attrezzature agricole o sui robot. Il personale legate a questa area dovrà essere in grado di comprendere, intervenire, interpretare i dati e renderli comprensibili ai fini analitici.

L’agribusiness è ormai un settore ricco di dati e ad alta intensità tecnologica. 

Le tecnologie agricole intelligenti adottate dai coltivatori e agricoltori consentono di aumentare la redditività rispondendo allo stesso tempo alle problematiche che riguardano la crescita della popolazione e la riduzione dei terreni coltivabili, permettono di rilevare e monitorare le malattie del bestiame, di aumentare sensibilmente la sostenibilità e di ridurre al minimo il consumo di risorse come fertilizzanti, acqua ed energia.


Foto di Tom Fisk

Blockchain

Tradotto “catena di blocchi”, possiamo definirla come un “registro pubblico e decentralizzato” in cui poter non solo registrare ogni tipo di transazione, ma anche salvare ogni tipo di documento.

La tecnologia è basata sull’uso di codici e chiavi crittografiche, ma la logica è semplice: creare un registro decentralizzato (nessun ente centrale di controllo), distribuito (nessun server centrale) e pubblico (non esiste un proprietario), in cui le transazioni vengono subito eseguite e registrate sullo stesso registro, protetto appunto dalla crittografia, e facilmente accessibile in lettura.

La Blockchain è al centro della curiosità da tempo a causa delle valute virtuali che sono imperniate sulla sua logica di protezione. Questo le ha giovato in termini di notorietà, ma è stata anche presa come bersaglio a causa delle truffe che ne sono scaturite. 

Nell’ambito agroalimentare la tecnologia Blockchain, nata come sistema per le transazioni elettroniche tra nodi decentralizzati, ha trovato applicazioni nella tracciabilità e documentazione dei servizi per l’impresa, come ad esempio la gestione delle catene di approviggionamento (supply chain).

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La tracciabilità

Si può utilizzare la Blockchain come “diario di bordo” del processo produttivo o “lavagna in rete” dei dati che si registrano e annotano circa il processo di produzione e/o trasformazione: nella produzione vitivinicola, in quella casearia, nell’allevamento del pollame, fino alla coltivazione del riso, delle arance e alla produzione e trasformazione del pomodoro.

Adottando la Blockchain, tutti i protagonisti della filiera garantiscono trasparenza, conoscibilità e attendibilità dei dati relativi al ciclo produttivo (dal trapianto alla raccolta dei frutti) fino al processo di trasformazione e alla distribuzione del prodotto confezionato.

Tutti gli operatori di una filiera (coltivatori, fornitori, trasformatori, distributori, dettaglianti e consumatori) hanno la possibilità di accedere a un database distribuito con la garanzia di conoscere dati affidabili circa l’origine e lo stato degli alimenti. 

Questo è sicuramente un valore aggiunto dal punto di vista operativo per la singola azienda, e per tutta la rete di imprese collegate.

Gli “utenti” di questo processo associano al prodotto le informazioni che lo raccontano: provenienza delle materie prime, sostenibilità, come è stato realizzato e conservato, certificati di autenticità e originalità, video, attestati. L’intero percorso di produzione.

Il consumatore e la blockchain

Un innegabile vantaggio c’è anche per il consumatore il quale, tramite smartphone e attraverso etichette intelligenti (Qrcode, RFID NFC, Ologramma avanzato), può accedere con semplicità alla storia del prodotto. 

Il consumatore finale avrà sempre risposte sicure e potrà sempre contare sulla verità delle informazioni fornite.

Si responsabilizza il produttore, si rafforza la fiducia nel prodotto e nel brand e si supportano le verifiche degli Organismi di controllo e delle Associazioni dei consumatori.

Operare nella logica di registrazione e fruizione della Blockchain sarà una delle sfide che il settore Agrifood dovrà affrontare al più presto.

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Come possono gli ITS aiutare la transizione

Gli ITS sono chiamati in causa direttamente, come una sfida, per formare i Tecnici Superiori in grado di interpretare questo nuovo mondo che si affaccia nell’agroalimentare.

Sono molti gli indirizzi che si propongono di dare nuove leve al mondo imprenditoriale in grado di essere al passo, si va dall’Agricoltura di precisione che verte sull’utilizzo di tecnologie geolocalizzanti, La Blockchain, il Marketing delle Imprese Agroalimentari, E-Commerce Management, Social Media Marketing, Certificazioni.

La Fondazione Istituto Tecnico Superiore per le Nuove Tecnologie per il Made in Italy – Sistema Agroalimentare, propone ben tre corsi che hanno tra i loro scopi la capacità di padroneggiare le nuove tecnologie il Green&Garden Manager, l’Agri Manager ed il Brand Ambassador.

 

Photo by Alex Knight on Unsplash